L'Unione europea si è da tempo imbarcata nell’ardita impresa di dare vita a un'economia intelligente, verde e altamente digitale, che potrebbe trasformare l'Europa nello spazio commerciale più produttivo del mondo, rendendola la società più ecologicamente sostenibile del pianeta Terra.
Questo piano ha un nome, Digital Europe, e andrà molto al di là della banda larga universale, del Wi-Fi gratuito e di un flusso di big data. L'economia digitale rivoluzionerà infatti ciascun settore commerciale, trasformando il funzionamento di ogni settore industriale, portando con sé nuove opportunità economiche, restituendo il lavoro a milioni di persone, democratizzando la vita economica e creando una società più sostenibile a basse emissioni di carbonio per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Oggi l'Europa sta ponendo le basi della Terza Rivoluzione Industriale. L'Internet delle comunicazioni digitalizzate si sta incontrando con una "Internet energetica" digitalizzata e rinnovabile, e con una "Internet dei trasporti e della logistica" digitalizzata a automatizzata, per creare la super-infrastruttura dell'Internet delle Cose. All'epoca dell'Internet delle Cose ci saranno sensori inseriti all'interno di ogni apparecchio ed elettrodomestico che li metteranno in condizione di comunicare fra loro e con gli utenti della rete, offrendo dati aggiornati all'istante sulla gestione, l'alimentazione e il movimento dell'attività produttiva nell'ambito di una Digital Europe intelligente. Entro il 2030 si stima che ci saranno più di cento trilioni di sensori per collegare l'ambiente naturale e quello umano nel contesto di una rete globale intelligente e diffusa.
La digitalizzazione delle comunicazioni, dell'energia e dei trasporti accresce inoltre rischi e sfide, non ultima fra le quali quella di garantire la neutralità della rete, d'impedire la creazione di nuovi monopoli, di proteggere la privacy, di garantire la sicurezza dei dati e di sgominare cybercriminalità e cyberterrorismo. La Commissione europea ha già cominciato ad affrontare questi temi stabilendo il principio generale secondo il quale "privacy, tutela dei dati e sicurezza dell'informazione rappresentano dei requisiti complementari per i servizi dell'Internet delle Cose".
In quest'ampliata economia digitale, le imprese private connesse all'Internet delle Cose saranno in grado di usare Big Data e analytics per sviluppare algoritmi in grado di accelerare l'efficienza, accrescere la produttività e ridurre drasticamente i costi marginali di produzione e distribuzione di beni e servizi, rendendo le imprese europee maggiormente competitive all'interno di un mercato globale post-carbonio.
Il costo marginale di alcuni beni e servizi all'interno della Digital Europe si approssimerà perfino allo zero, permettendo a milioni di prosumatori connessi all'Internet delle Cose di produrre e barattare l'un con l'altro quasi gratuitamente all'interno di una crescente economia della condivisione. C'è già una generazione digitale che produce e condivide musica, video, blog di notizie, social media, e-book gratuiti e altri beni virtuali con un costo marginale vicino allo zero. Il fenomeno del costo marginale zero ha altresì fatto nascere tante nuove imprese fra cui Google, Facebook, Twitter, YouTube e migliaia di altre aziende su Internet, che hanno tratto profitto dalla creazione di nuove app e delle reti che permettono all'economia della condivisione di fiorire.
L'evoluzione dell'Internet delle Cose permetterà alle imprese tradizionali così come a milioni di prosumatori di produrre e distribuire la propria energia rinnovabile, di guidare veicoli elettrici e a celle di combustibile senza conducente grazie a servizi automatizzati di car-sharing, di realizzare una quantità sempre crescente di prodotti fisici stampati in 3D a un costo marginale prossimo allo zero nell'Economia della Condivisione, così come fanno già oggi coi prodotti del mondo dell'informazione.
Tratto da un saggio di Jeremy Rifkin sul tema della "Terza Rivoluzione Industriale"