Il numero di lingue ufficiali dell'UE è passato da quattro (nel 1958) alle 24 attuali: questo semplice dato riassume la portata della sfida che la questione linguistica rappresenta per il diritto all'informazione dei cittadini UE, e quindi per la stessa democrazia europea.
La Mediatrice europea, Emily O'Reilly, negli ultimi anni ha analizzato le politiche linguistiche di singole istituzioni UE, rilevando una notevole incoerenza: le restrizioni linguistiche variano da un’istituzione all'altra senza adeguate giustificazioni, con il rischio di confondere il pubblico.
Un ambito problematico riguarda i siti web, che sono fra le prime fonti di informazione per le persone interessate alle politiche e ai programmi dell’UE: in assenza di norme comuni, ciascuna istituzione decide in autonomia quali contenuti del proprio sito web tradurre, e in quali lingue.
Un altro settore sensibile è quello delle consultazioni pubbliche, nel quale le restrizioni linguistiche rischiano di limitare notevolmente la capacità di partecipazione e intervento da parte dei cittadini.
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