L’indice misura i progressi compiuti dagli stati membri dell’UE in materia digitale come, ad esempio, nei settori del capitale umano, della connettività a banda larga, dell'integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese e dei servizi pubblici digitali.
Le relazioni fornite dal DESI presentano i dati dei primi due trimestri del 2020, indicando anche quali sono stati i principali sviluppi dell’economia e della società (sempre in ambito digitale) durante il primo anno di pandemia.
Il quadro generale emerso dalla rilevazione statistica è ovviamente eterogeneo malgrado ognuno degli stati abbia compiuto dei passi in avanti. Al netto dei miglioramenti, infatti, tutti gli stati europei dovranno essere in grado di conseguire entro il 2030 gli obiettivi precedentemente stabiliti all’interno del decennio digitale europeo. Infatti, il DESI 2021 è stato adeguato alle nuove e principali iniziative strategiche dell’unione come la "Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale", che definisce le prospettive per la trasformazione digitale e quattro obiettivi per il 2030:
- competenze,
- infrastrutture,
- trasformazione digitale delle imprese
- digitalizzazione dei servizi pubblici.
Analizzando i principali risultati nei quattro settori citati si può notare come il 56% dei cittadini UE possieda le competenze digitali di base. Il dato, seppur in miglioramento, è distante dell’obiettivo UE del 2030 che vede l’80% della popolazione in grado di raggiungere almeno le competenze di base. Per promuovere l’obiettivo, l’UE ha stanziato circa 20 miliardi di Euro (il 17% degli investimenti nel digitale) su un totale di 117 miliardi. Inoltre, rimane un forte divario di genere che mostra le donne meno impiegate nel settore digitale.
Diversamente, è stato registrato un grande miglioramento per quanto concerne le infrastrutture digitali che mostrano l’utilizzo di "reti ad altissima capacità" (VHCN) da parte del 59% della popolazione. Un dato passato dal 50% al 59% in un solo anno. L’obiettivo del 2030 è la copertura completa. Inoltre 25 Stati membri hanno assegnato una parte dello spettro 5G, rispetto ai 16 di un anno fa. In 13 Stati membri sono state lanciate reti 5G commerciali. L’Europa ha destinato l'11% degli investimenti nel digitale dei piani per la ripresa e la resilienza alla connettività digitale.
Per quanto riguarda l'integrazione delle tecnologie digitali, si è registrato un forte aumento dell'utilizzo delle tecnologie cloud (dal 16% delle imprese nel 2018 al 26% nel 2020). Le grandi imprese utilizzano molto di più il software cloud (48% delle grandi imprese contro il 25% delle PMI per il cloud). Gli obiettivi previsti sono ancora molto distanti e, per tale ragione, l’Unione ha dedicato il 15% degli investimenti nel digitale dei piani per la ripresa e la resilienza allo sviluppo digitale.
Nei dati sui servizi pubblici digitali non figurano ancora miglioramenti significativi dei servizi di e-government. Durante il primo anno della pandemia diversi Stati membri hanno creato o potenziato piattaforme digitali per fornire un maggior numero di servizi online. Il 37% degli investimenti nel digitale è destinato ai servizi pubblici digitali, per cui si prevedono miglioramenti significativi nei prossimi anni.
In questo quadro l’Italia ha compiuto un passo in avanti ma è ancora più che distante dall’obiettivo comune europeo. Infatti, secondo il DESI, l’Italia è al 20esimo posto tra i 27 stati membri.
Rispetto all’anno precedente, è riuscita a scalare solamente cinque posizioni in tema di innovazione digitale.
Secondo il DESI l’Italia è “significativamente in ritardo rispetto ad altri Stati Ue in termini di capitale umano”. In questo caso l’Italia è terzultima. Solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base, rispetto al già citato 56% europeo. E solo il 22 ha competenze superiori contro il 31 % della media Ue.
Sulla connettività digitale l’Italia ha invece compiuto un passo indietro passando dal 17esimo posto del 2020 al 23esimo del 2021. Il DESI ha segnalato la mancanza di interventi strutturali a lungo termine e l’eccessivo ritardo nell’attuazione del piano per la banda ultra larga.
Per quanto riguarda i servizi pubblici digitali l’Italia si posiziona al 18esimo posto con un punteggio di 63,2 contro la media europea di 68,1. Il nostro paese è migliorato nell’integrazione delle tecnologie digitali raggiungendo la decima posizione in classifica con un punteggio di 41,4 contro la media europea di 37,6.
Ulteriori informazioni sono disponibili sul portale della Commissione Europea.