Giovedì 23 giugno 2016, circa il 52% dei cittadini che si sono recati alle urne nel Regno Unito (un 60% circa degli aventi diritto) hanno votato per il Leave, ossia l'uscita dall'Unione europea e dai Trattati che regolano la convivenza tra i suoi Stati firmatari.
Tale voto comporta una serie di conseguenze contingenti. Prime tra tutti gli “effetti economici”, con la sterlina che perde il 10% in pochissimo tempo, facendo registrare la sua peggiore performance della storia. Cali pesanti si sono registrati, oltre che nel mercato borsistico del vecchio continente, anche per le borse asiatiche e per il petrolio. Specularmente invece l'oro fa segnare un netto rialzo (+8%, sui massimi di marzo), con i mercati che cercano di proteggersi cercando strumenti rifugio. Oltre gli effetti economici, c'è da aspettarsi anche degli “effetti politici”, che stanno già facendo sentire il proprio peso. Le dichiarazioni di Scozia e Irlanda del Nord, intenzionate ad indire referendum “pro Europa” celano il rischio di spinte disgregatrici del Regno, con conseguenze difficili da predire ad oggi.
Ma oltre a questi problemi, l'uscita della Gran Bretagna avrà conseguenze su tutte le istituzioni di Bruxelles, compreso il Parlamento europeo. Difatti, senza i 73 britannici eurodeputati eletti, prima o poi cambieranno inevitabilmente gli equilibri e i rapporti di forza tra i diversi gruppi politici che siedono in Plenaria. Il gruppo più colpito sarà quello dei Conservatori e Riformisti europei, che già sono all'opposizione, ma che senza i deputati dei Tory passeranno dal terzo al quinto posto in termini numerici. Il gruppo S&D perderà invece venti seggi, restando pur sempre la seconda forza politica dopo il PPE, ma ridimensionata all'interno della grande coalizione che li vede reggere Juncker insieme ai Popolari. Infine, a farne le spese saranno anche i deputati del Movimento 5 Stelle italiano che, perdendo i 22 eurodeputati del Ukip di Nigel Farage, vedrà disciogliersi per motivi regolamentari il gruppo Libertà e Democrazia Diretta a cui aderiscono, dovendo quindi trovare una nuova collocazione all'interno del Parlamento europeo.
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