I tirocini di qualità possono aiutare i giovani ad acquisire un'esperienza pratica di lavoro e nuove competenze per poi trovare un lavoro di buona qualità, mentre per i datori di lavoro rappresentano un'opportunità per attrarre e formare persone di talento e offrire loro un impiego. Per poter funzionare però, un tirocinio di qualità richiede condizioni di lavoro eque e trasparenti e un contenuto di apprendimento adeguato.
In questa ottica la Commissione europea è intervenuta per proporre di migliorare le condizioni di lavoro dei tirocinanti, anche per quanto riguarda la retribuzione, l'inclusività e la qualità dei tirocini. L'iniziativa contiene:
- una proposta di direttiva relativa al miglioramento e all'applicazione delle condizioni di lavoro dei tirocinanti e alla lotta ai rapporti di lavoro stabili spacciati per tirocini; e
- una proposta di revisione della raccomandazione del Consiglio del 2014 su un quadro di qualità per i tirocini per affrontare questioni legate alla qualità e all'inclusività, quali una retribuzione equa e l'accesso alla protezione sociale.
Nel 2019, anno al quale si riferiscono gli ultimi dati affidabili disponibili, si stima che nell'UE vi fossero 3,1 milioni di tirocinanti, circa la metà dei quali (1,6 milioni) ha usufruito di tirocini retribuiti.
La proposta di direttiva aiuterà gli Stati membri a migliorare e far rispettare condizioni di lavoro di buona qualità per i tirocinanti e a combattere il fenomeno dei rapporti di lavoro stabili spacciati per tirocini.
Tra gli elementi principali della proposta di direttiva ci sono:
- il principio di non discriminazione, che garantisce che i tirocinanti siano trattati allo stesso modo dei dipendenti in pianta stabile, a meno che un trattamento diverso sia giustificato da motivi oggettivi;
- la garanzia che i tirocini non servano per nascondere posti di lavoro stabili;
- la possibilità, per i rappresentanti dei lavoratori, di impegnarsi per conto dei tirocinanti a tutela dei loro diritti;
- l'obbligo per gli Stati membri di garantire la presenza di canali attraverso i quali i tirocinanti possano denunciare pratiche scorrette e cattive condizioni di lavoro.
La raccomandazione del Consiglio rafforzata si applica a tutti i tirocinanti, indipendentemente dalla posizione professionale, compresi i tirocini che sono parte integrante di programmi di istruzione e formazione formale e quelli obbligatori per accedere a professioni specifiche.
Tra gli elementi principali della raccomandazione del Consiglio riveduta ci sono:
- la raccomandazione di una retribuzione equa per i tirocinanti;
- la garanzia di accesso a una protezione sociale adeguata per i tirocinanti, compresa una copertura adeguata in linea con la legislazione nazionale dello Stato membro;
- la nomina di un tutor per fornire ai tirocinanti un sostegno e consigli mirati;
- la promozione della parità di accesso alle opportunità di tirocinio presso le persone in situazioni di vulnerabilità e facendo in modo che i luoghi di lavoro siano accessibili ai tirocinanti con disabilità;
- la possibilità di svolgere lavoro ibrido e da remoto garantendo che i tirocinanti ricevano l'attrezzatura necessaria;
- l'aumento dell'occupabilità mediante un ulteriore orientamento professionale e incentivi ai soggetti promotori di tirocini affinché offrano ai tirocinanti un impiego stabile dopo il tirocinio.
Questi nuovi elementi si aggiungono a quelli già contenuti nella raccomandazione del 2014 su un quadro di qualità per i tirocini, ad esempio avere avvisi di posto vacante chiari, fornire al tirocinante un contratto scritto prima dell'inizio del tirocinio che ne definisca i termini, garantire che i tirocini non siano eccessivamente lunghi o ripetuti, far sì che l'esperienza di apprendimento sia una parte fondamentale, garantire gli aspetti relativi alla salute e alla sicurezza e promuovere il successivo riconoscimento dei tirocini.
La proposta di direttiva della Commissione sarà discussa dal Parlamento europeo e dagli Stati membri. Dopo che i colegislatori avranno adottato la proposta di direttiva, gli Stati membri disporranno di 2 anni di tempo per recepirla nel diritto nazionale.
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