Quella del Brevetto Unico europeo è la storia del più lungo negoziato che sia mai stato affrontato nel percorso comunitario. Con un dibattito iniziato nel corso degli anni'70 e dopo che il Consiglio aveva deciso di ricorrere allo strumento della cooperazione rafforzata, nel dicembre del 2012 Parlamento e Consiglio sono riusciti a raggiungere un accordo per la crazione di un unico titolo di brevetto valido all'interno dei paesi UE aderenti. L'Italia, insieme alla Spagna, è stata per lungo tempo contraria, ma ha deciso di invertire la rotta e di aderirvi dopo che la Corte di Giustizia UE, nel corso del 2013, si è pronunciata rigettando i ricorsi presentati dai due Paesi Mediterranei.
Le nuove norme, prevedendo un'unica e semplificata procedura nell'assegnazione, si basano sostanzialmente su due pilastri principali: un Brevetto Unico europeo ed un sistema giurisdizionale unitario in materia di controversie sui brevetti, basato su un accordo internazionale sottoscritto a febbraio 2013.
Se da un lato molti sono gli aspetti positivi, come per esempio una più efficace tutela brevettuale data dall'esistenza di un unico titolo valido e riconosciuto all'interno del territorio UE, così come una tutela giurisdizionale uniforme, dall'altro non sono mancate le critiche e le opposizioni. In particolare, si contesta che le lingue ufficiali accettate in sede giurisdizionale saranno solo tre (francese, inglese e tedesco), con ovvie difficoltà, in caso di controversia, nel reperire avvocati “poliglotti”, oltre che un rincaro dei costi nel caso in cui risultasse necessario appoggiarsi ad uno studio straniero che maneggi la materia e la lingua con la quale è stata attivato il procedimento.
L'Italia aderisce al brevetto unico europeo.
Accordo per la creazione di un unico titolo di brevetto valido all'interno dei paesi UE aderenti.