La scelta della data è provocatoria: il 28 febbraio corrisponde al 59° giorno dell’anno, perché 59 sono i giorni che una donna dovrebbe lavorare in più per guadagnare quanto un uomo.
Negli ultimi anni il differenziale retributivo, cioè la differenza media tra la retribuzione oraria di uomini e donne sull'intera economia, si è ridotto solo in misura marginale e il lievissimo livellamento registrato è in buona parte attribuibile a una diminuzione delle retribuzioni maschili, come conseguenza della crisi economica, più che a un aumento di quelle femminili.
In una relazione del dicembre 2013 sull’attuazione delle norme UE sulla parità di trattamento di uomini e donne in materia di impiego (direttiva 2006/54/CE), la Commissione ha constatato che la parità retributiva è ostacolata da una serie di fattori: sistemi retributivi poco trasparenti, assenza di chiarezza giuridica nella definizione di “lavoro di pari valore” e ostacoli procedurali. Riguardo a tali ostacoli, ad esempio, le vittime di discriminazioni retributive non sono sufficientemente informate su come presentare un ricorso efficace e non sono disponibili dati sui livelli salariali per categoria di dipendenti. Una maggiore trasparenza dei sistemi salariali permetterebbe raffronti immediati tra le retribuzioni dei due sessi, favorendo così le rivendicazioni da parte delle vittime.
La Commissione sta attualmente valutando i possibili interventi a livello europeo per accrescere la trasparenza salariale e ridurre così il differenziale retributivo di genere, contribuendo a promuovere e facilitare l’effettiva applicazione del principio della parità retributiva.
Per ulteriori informazioni: Commissione europea
Giornata per la parità retributiva: il differenziale retributivo di genere nell'UE è fermo al 16,4%
Il 28 febbraio si è celebrata la Giornata europea per la parità retributiva: un giorno dedicato alla riflessione sul differenziale retributivo di genere ancora fermo al 16% ca.